25 Marzo 21

Le cinque fasi della Revisione Legale

La Revisione Legale è un processo articolato, complesso e composto da cinque differenti fasi, ognuna delle quali è fondamentale per lo svolgimento di un’attività efficace ed efficiente. 1) Accettazione o mantenimento dell’incarico La pianificazione iniziale del processo di revisione implica quattro operazioni da svolgere: Decisione sull’accettare un nuovo cliente oppure mantenerne uno pregresso; Identificazione della […]

La Revisione Legale è un processo articolato, complesso e composto da cinque differenti fasi, ognuna delle quali è fondamentale per lo svolgimento di un’attività efficace ed efficiente.

1) Accettazione o mantenimento dell’incarico

La pianificazione iniziale del processo di revisione implica quattro operazioni da svolgere:

  • Decisione sull’accettare un nuovo cliente oppure mantenerne uno pregresso;
  • Identificazione della motivazione per la quale il cliente ha necessità del processo di revisione;
  • Accordo con il cliente;
  • Assegnazione del personale al lavoro e l’eventuale ricorso a esperti

Nonostante il mondo della revisione sia fortemente competitivo è fondamentale per un revisore (o una società di revisione) scegliere con cautela i propri clienti. L’attività di revisione prevede in capo al revisore notevoli responsabilità legali e professionali, pertanto è fondamentale scegliere clienti per i quali possiamo escludere, con quasi certezza, la presenza di carenze di integrità o conduzioni non lecite. Un altro aspetto da considerare è quello dimensionale, ad esempio una piccola società di revisione non ha la struttura per poter svolgere attività di revisione in una società quotata, sia in termini di organico che di competenze e costi. La scelta di accettare o mantenere un cliente già servito viene ricondotta all’individuazione di un “rischio sostenibile” che il revisore fissa come parametro “soglia” al di sopra del quale rifiutare un nuovo incarico.

L’indagine preliminare sul potenziale cliente è quindi un passaggio fondamentale nel processo di pianificazione del lavoro di revisione, per quanto possibile è necessario acquisire il maggior numero di informazioni come ad esempio la valutazione del potenziale cliente nel suo mercato di riferimento, la sua solidità finanziaria, la condotta, gli stakeholders ecc. È compito poi del revisore identificare i motivi per i quali il cliente richiede la revisione al fine di individuare gli utilizzi più probabili della relazione di revisione.

Successivamente cliente e revisore devono giungere a una definizione sui termini dell’incarico, riassunti nella lettera di incarico la quale rappresenta un accordo in merito alla conduzione dell’attività di revisione, dei servizi correlati ed è altresì un mezzo con il quale il revisore delinea la propria responsabilità rendendo noto al cliente che non può garantire che tutte le azioni fraudolente verranno scoperte. Infine il revisore deve organizzare il proprio lavoro stabilendo personale impiegato ed eventuale ricorso ad esperti terzi qualora le competenze interne non fossero sufficienti.

2) Pianificazione dell’intervento

L’obiettivo della pianificazione è la definizione di una strategia di lavoro che permetta al revisore di giungere in modo efficace ed efficiente alla formazione di un convincimento sull’attendibilità sostanziale del bilancio.

L’attività di pianificazione comporta innanzitutto la definizione della significatività, del rischio di revisione e delle sue componenti. La strategia elaborata dovrà essere in grado di ridurre il rischio di errori materiali entro un livello accettabile, consentire le verifiche a un costo ragionevole e permettere il completamento del lavoro entro i tempi stabiliti.

Analizzando nel dettaglio i rischi possiamo affermare in termini pratici che il rischio di revisione consiste nell’eventualità che il revisore, inconsapevolmente, nell’esprimere il proprio giudizio sul bilancio, possa non tener conto in modo adeguato di errori significativi che ne inficiano la sua veridicità. Si tratta naturalmente di un rischio che non può essere eliminato in senso assoluto, ma solo diminuito ad un livello ragionevolmente accettabile.

Il rischio di revisione deve essere poi analizzato e conosciuto nelle sue tre componenti:

  • il “rischio intrinseco “: si tratta di un rischio legato all’impresa oggetto della revisione, ed è inteso come la oggettiva possibilità che un saldo di un conto contabile, oppure di una classe di operazioni, possa essere inesatto e quindi tale da causare, singolarmente oppure perché cumulato con altri, delle inesattezze significative nel bilancio. Si può quindi affermare che il rischio intrinseco è l’attitudine di una qualunque voce di bilancio a presentare degli errori, e ciò indipendentemente dall’esistenza di procedure di controllo interno. Diversi fattori possono influenzare il rischio intrinseco: la oggettiva difficoltà di determinare alcune voci contabili (ad esempio, nelle imprese che lavorano su commesse ultrannuali), la necessità di fare stime (ad esempio, i fondi rischi), i rischi connessi alla tipologia del business dell’impresa (ad esempio, l’esposizione al rischio di cambio, l’alta esposizione a rischi di obsolescenza dei prodotti, la situazione generale del mercato).
  • il “rischio di controllo “: si tratta del rischio connesso alla possibilità che il sistema contabile e di controllo interno non riesca a prevenire e correggere tempestivamente un errore che potrebbe verificarsi in un conto o in una classe di operazioni. Normalmente, si ritiene che un buon sistema di controllo interno sia quello in grado di rilevare i rischi che potenzialmente sono superiori al costo che comporta la loro prevenzione. Nel valutare questo rischio, il revisore si concentrerà sul cd. “ambiente di controllo”; ad esempio: esistenza di un codice di condotta, gestione interna dei conflitti di interesse, stile del management, esistenza di procedure di controllo adeguate, segregazione dei compiti e dei poteri interni all’impresa, eccetera;
  • il “rischio di individuazione “: si tratta dell’oggettivo rischio che pur con tutte le verifiche pianificate ed eseguite dal revisore, questi non riesca a cogliere l’esistenza nel bilancio di un errore significativo.

Quindi, sulla base della conoscenza e della analisi delle componenti del rischio di revisione, il revisore giungerà così alla stesura della strategia generale di revisione e del piano di lavoro di dettaglio. Il revisore potrà quindi compiere una graduazione dei rischi individuati, e quindi programmerà i controlli definendone natura, profondità e tempistica; ad esempio, laddove il rischio di individuazione sia stato definito in misura apprezzabile, saranno adottate procedure di controllo più incisive quanto a modalità, estensione dei controlli e tempistica.

3) Programmazione dell’attività di revisione

Dopo aver individuato i rischi il revisore dovrà programmare la propria attività al fine di definire gli interventi necessari a “chiudere” ogni potenziale rischiosità. Le procedure di revisione o test, quando vengono combinate tra loro formano un programma di revisione. Questo programma deve essere necessariamente documentato e deve contenere:

  • la strategia generale di revisione;
  • il piano di revisione;
  • qualunque modifica significativa apportata ad essi nel corso dell’incarico di revisione e le ragioni di queste modifiche.

La strategia dovrebbe elencare anche le più importanti problematiche che dovrebbero essere affrontate e risolte nello svolgimento della revisione, oltre a un programma dettagliato di test da effettuare con indicazione degli obiettivi di revisione da coprire per ciascun conto di bilancio attraverso test sui controlli, test di dettaglio e procedure di analisi comparative.

4) Svolgimento delle verifiche

Dopo aver individuato i rischi e le procedure da eseguire per “mitigarli” il revisore procede alle verifiche programmate. In base alla finalità perseguita possiamo suddividere le procedure di revisione in due macrocategorie:

  1. Test sui controlli (o procedure di conformità) le quali hanno il principale scopo di consentire al revisore di acquisire elementi probativi sufficienti a comprendere quanto sono efficaci i controlli interni svolti dall’impresa. Attraverso questi controlli il revisore “testa” i controlli interni al fine di prevenire, individuare e correggere eventuali errori significativi. Questi controlli consistono, generalmente, in interviste al personale, rilevazione delle procedure di controllo interno, indagini, osservazioni e raccolta documentale.
  2. Procedure di validità, le quali hanno lo scopo di individuare eventuali errori significativi a livello delle singole asserzioni. Si tratta di test sostanziali che possono consistere nell’analisi degli scostamenti tra situazioni contabili relative ad esercizi precedenti, analisi di budget, procedure di circolarizzazione esterna, selezione o campionamento di uno più conti e la verifica della correttezza della registrazione, verifica campionaria di incassi, esame delle riconciliazioni contabili ecc. La struttura di queste analisi dipende dalla valutazione dei rischi dalla quale discerne l’ampiezza del programma di revisione.

5) Espressione del giudizio professionale

Una volta effettuate le verifiche programmate il revisore è in grado di giungere alla formazione di un giudizio in merito alla conformità del bilancio al quadro normativo e alla sua corretta e veritiera rappresentazione.

Il revisore può giungere ai seguenti tipi di giudizio sul bilancio:

  • Giudizio Positivo, ovvero un giudizio senza modifica, in questo caso il revisore conferma la corretta rappresentazione del bilancio, e dichiara che il bilancio con un livello elevato di sicurezza, nel suo complesso non contiene errori significativi.
  • Giudizio con modifica, in questo caso il revisore può emettere: un giudizio con rilievi, un giudizio negativo, oppure dichiarare l’impossibilità di esprimere un proprio giudizio. Il giudizio con rilievi può essere di doppia natura, quello per errori, che si ha quando si riscontrano errori significativi, ma che non hanno effetti pervasivi e quello per limitazioni significative che si ha quando non si possono acquisire elementi probanti appropriati e sufficienti. Il giudizio negativo si rileva laddove il revisore abbia riscontrato errori non corretti che hanno effetti pervasivi sul bilancio stesso. Infine, con l’impossibilità di esprimere un giudizio si ha l’effetto combinato legato sia all’impossibilità di acquisizione dei dati probanti, sufficienti ed appropriati, sia al fatto che questi errori siano significativi e pervasivi per il bilancio stesso.

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