E’ possibile continuare a fare revisione legale in maniera efficace ed efficiente nonostante le limitazioni dei lockdown e il sempre più crescente ricorso allo smart working? Molti virologi chiedono a gran voce un nuovo lockdown per limitare la diffusione del virus nelle sue varianti, basti pensare che un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha […]
E’ possibile continuare a fare revisione legale in maniera efficace ed efficiente nonostante le limitazioni dei lockdown e il sempre più crescente ricorso allo smart working?
Molti virologi chiedono a gran voce un nuovo lockdown per limitare la diffusione del virus nelle sue varianti, basti pensare che un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha riportato che la cosiddetta “variante inglese” è presente nel 88% delle regioni italiane e un nuovo contagio su cinque è riconducibile a questa variante. Tanto si dibatte ancora oggi sulla necessità di imporre chiusure totali, da un lato svariati esperti suggeriscono l’adozione di chiusure totali e dall’altro esponenti del mondo socio-economico chiedono a gran voce l’adozione di misure più leggere al fine di poter “sopravvivere” a questo evento tanto straordinario quanto terribile per il tessuto economico del nostro paese.
Il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi invoca da settimane il lockdown totale, in una recente intervista sul Messaggero ha affermato: “il lockdown è l’unica soluzione per combattere il virus fintanto che la campagna vaccinale non raggiunge ritmi sostenuti. Deve durare il tempo necessario al limitare la circolazione del virus al di sotto di 50 casi ogni 100mila abitanti, che siano due, tre o quattro settimane consecutive”.
In linea generale lo smart working ha tra i suoi principali vantaggi la possibilità per il lavoratore di gestire al meglio il proprio tempo, ritagliandone di più per sé stesso, risparmiare sulle spese di trasferta, ecc. Tuttavia, dall’altro lato della medaglia, tra gli aspetti negativi possiamo elencare il poco contatto reale tra le persone, tante distrazioni, bassa interazione tra i componenti del team di lavoro e il non aver orari fissi, che comporta inevitabilmente un maggior carico di ore lavorative.
L’intero processo di revisione è da sempre caratterizzato da un continuo scambio, confronto e interazione tra cliente e revisore, solo per citarne alcune: informazioni, interviste, dati e documenti. Lo smart working incide inevitabilmente su questo scambio, causando rallentamenti e incomprensioni. L’esclusione del contatto diretto del revisore con la società revisionata limita la sua capacità di rilevare errori, problematiche e omissioni che porta quindi il revisore ad aumentare le analisi e la raccolta di elementi probativi per circoscrivere al minimo il margine di errore.
Se pensiamo ad esempio al primo anno di un incarico, attività complesse e fondamentali come ad esempio la verifica del sistema di controllo interno, risultano ancor più difficili da rilevare efficacemente. Le interviste per rilevare le procedure dei cicli aziendali vengono sostituite dalla rilevazione via telefono o videoconferenze, i documenti vengono inviati via mail, i tempi si allungano e inevitabilmente il processo si complica.
Il principio di revisione internazionale ISA Italia n.300 prevede che il “revisore deve aggiornare e modificare la strategia generale di revisione e il piano di revisione secondo quanto necessario nel corso dello svolgimento della revisione”. La diffusione del COVID-19 e le conseguenti misure restrittive impattano sulle modalità di raccolta degli elementi probativi da parte del revisore, e influenzano (in alcuni casi, anche in maniera significativa) lo stesso rischio di revisione, che subisce l’impatto dell’imprevedibilità e dell’incertezza caratterizzanti l’attuale emergenza sanitaria.
Tale attività di riconsiderazione richiede l’esercizio del giudizio e dello scetticismo professionale del revisore, in quanto è necessario legare gli aspetti connessi all’emergenza sanitaria alle caratteristiche dell’impresa oggetto di revisione. Le valutazioni del revisore, nonché gli elementi documentali posti a supporto di tali valutazioni, andranno documentati all’interno delle carte di lavoro, e una riconsiderazione del rischio dell’intero processo di revisione diverrà quindi, obbligatoria.
La limitazione derivante dalle misure restrittive ha, come detto, imposto una serie di limitazioni operative, compensate per quanto possibile da un incremento del grado di digitalizzazione della società revisionata e del revisore con l’obiettivo di implementare nuove procedure e protocolli che consentano di “operare a distanza”.
Assume un’importanza fondamentale l’analisi dell’infrastruttura tecnologica, ove presente, preesistente alla diffusione della pandemia. Infatti, il livello di digitalizzazione delle imprese di minori dimensioni in Italia risulta particolarmente diversificato in base al settore di riferimento, alle caratteristiche della proprietà e alla tipologia di beni/servizi prodotti. Il revisore, per poter continuare a svolgere in maniera efficiente il proprio lavoro in costanza di misure restrittive (ma anche nelle fasi successive, caratterizzate da necessarie misure di distanziamento sociale), deve implementare un processo di digitalizzazione relativamente all’organizzazione del proprio lavoro, nonché al coordinamento con i suoi eventuali collaboratori.