21 Gennaio 22

La circolarizzazione degli istituti di credito, perché è fondamentale.

L’ISA Italia 505 aggiornato nel 2015, rispetto alla precedente versione, lascia al revisore maggiore libertà nella scelta dei soggetti da circolarizzare, tantoché per quanto riguarda gli istituti di credito è stato rimosso l’obbligo esplicito di procedere alla circolarizzazione integrale, cioè di tutti gli istituti di credito con cui l’azienda ha intrattenuto rapporti nel corso dell’anno. […]

L’ISA Italia 505 aggiornato nel 2015, rispetto alla precedente versione, lascia al revisore maggiore libertà nella scelta dei soggetti da circolarizzare, tantoché per quanto riguarda gli istituti di credito è stato rimosso l’obbligo esplicito di procedere alla circolarizzazione integrale, cioè di tutti gli istituti di credito con cui l’azienda ha intrattenuto rapporti nel corso dell’anno. Tuttavia come vedremo di seguito la circolarizzazione integrale degli istituti di credito riveste un’importanza cruciale nell’attività di revisione.

Nell’ambito delle procedure previste dai vigenti principi di revisione internazionale (ISA Italia), assumono un’importanza cruciale le procedure di revisione consistenti nell’invio di lettere di conferma a terzi, comunemente note come “circolarizzazioni”.

Perché, anche se non espressamente previsto dalla normativa, riveste un’importanza fondamentale circolarizzare tutti gli istituti di credito?

La risposta è molto semplice: mentre per quanto riguarda debiti e crediti commerciali la mancata risposta alla circolarizzazione da parte di un cliente o un fornitore può essere sostituita dal revisore attraverso lo svolgimento di procedure alternative (esame delle fatture registrate post chiusura, esame dei pagamenti successivi, riconciliazione estratti conto periodici etc.), per gli istituti di credito non è possibile per il revisore applicare procedure alternative, in quanto non è possibile reperire da fonte che non sia la banca stessa informazioni rilevanti  quali a titolo esemplificativo:

  • Persone autorizzate a firmare e/o operare;
  • contratti derivati;
  • operazioni fuori bilancio.

Il modello con il quale gli istituti di credito rispondono alla richiesta del revisore è chiamato ABI-REV, questo modello nasce dall’accordo tra l’ABI (Associazione bancaria italiana) e Assirevi, con l’intento di armonizzare per tutte le banche le risposte ai revisori.

La struttura dell’ABI-REV è quindi uguale per tutti gli istituti di credito e contiene:
  • Conti corrente in essere alla data di bilancio (con informazioni quali tipologia di conto, numero, divisa, ammontare, competenze maturate e/o addebitate alla data);
  • fidi concessi;
  • garanzie prestate dalla società a favore di terzi;
  • garanzie prestate dalla società alla banca (es. ipoteche su mutui);
  • effetti presentati allo sconto, l’accredito salvo buon fine e l’incasso;
  • titoli e valori depositati, cassette di sicurezze e plichi;
  • persone dotate di poteri di firma (nominativi, poteri e modalità);
  • dettaglio dei contratti derivati quotati e non;

Tale mole di informazioni e il dettaglio fornito dall’istituto bancario è sufficiente ad evidenziare l’importanza cruciale e la valenza probativa che un ABI-REV è in grado di apportare all’attività del revisore.

Una delle principali verifiche effettuate dal revisore una volta ottenuto un ABI–REV è quella della verifica delle riconciliazioni bancarie, attività che consiste nel confronto tra i saldi contenuti nel modello ABI – REV e quanto iscritto in contabilità dalla società cliente e indagare eventuali motivazioni che hanno reso i saldi differenti.

Una ulteriore, ma non meno importante verifica effettuata dal revisore è quella del cut off finanziario che consiste nella verifica dei trasferimenti avvenuti nel periodo immediatamente precedente e successivo alla data di bilancio al fine di accertare che gli addebiti e gli accrediti siano stati registrati nello stesso periodo di competenza. Per il completamento di tale verifica si fa uso degli estratti conto dei due periodi.


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